ITALIA – ALTA VAL DI SUSA BIVACCO STEFANO BERRONE
Un nuovo bivacco in Alta Val Susa, con le sembianze di una tenda rigida: si trova a 3.000 metri di altitudine il progetto Pinwheel Shelter disegnato da EX., gruppo di ricerca e progettazione che lavora tra land-art e architettura. La struttura lignea, prefabbricata e reversibile, è pensata come un origami in legno e alluminio ed è installata sul ghiaione alla base del lungo pendio che porta alla cima del Vallonetto, montagna parte del massiccio degli Ambin in Alta Valle Susa. Il bivacco è intitolato alla memoria di Stefano Berrone, che perse la vita su queste cime nel 2022.
L’architettura è un’interferenza discreta nel paesaggio alpino: una tenda rigida la cui forma sfaccettata è stata progettata a partire dallo studio dell’esposizione e della direzione del vento, così da definire un dialogo continuo con la morfologia della montagna e con i suoi agenti atmosferici. Un’architettura che, oltre a offrire riparo ad alpinisti ed escursionisti, ha l’obiettivo di investigare la relazione tra un manufatto artificiale e l’ambiente naturale in cui è calato, attraverso la progettazione del suo impatto nel corso del tempo e della sua relazione con le condizioni ambientali.
Il progetto è stato sviluppato secondo tre principi chiave: reversibilità e leggerezza; architettura e paesaggio; tenda come luogo di incontro.
REVERSIBILITÀ E LEGGEREZZA – L’obiettivo principale del progetto è l’installazione di una struttura leggera, poco invasiva e totalmente reversibile. La tecnologia costruttiva è stata sviluppata in questo senso: un guscio strutturale composto da pannelli in CLT (Cross Laminated Timber) appoggiato su una base in acciaio che insiste su quattro plinti prefabbricati. Un sistema a secco montabile in quattro giorni di lavoro e facilmente smontabile. I pannelli strutturali lignei, l’involucro esterno e la base metallica sono stati progettati con l’obiettivo di ottimizzarne i pesi, nell’ottica di facilitare le operazioni di montaggio o smontaggio.
ARCHITETTURA E PAESAGGIO – L’inserimento del manufatto nell’ambiente alpino e la sua relazione con i colori e le forme che caratterizzano il vallone hanno portato alla definizione di un dispositivo spaziale che permette una fruizione del paesaggio a 360° gradi, attraverso le quattro aperture ricavate grazie alla geometria sfaccettata della copertura. L’involucro in alluminio definisce un’architettura “atmosferica”, capace di dialogare con la luce e con le tonalità delle rocce e dei pendii circostanti in un gioco continuo di riflessi nel rapporto della forma e del materiale con le condizioni atmosferiche.
UNA TENDA COME LUOGO D’INCONTRO – L’organizzazione radiale dell’edificio definisce la posizione dei posti letto intorno a un vano centrale – simbolicamente il focolare di questa piccola struttura – secondo proporzioni che richiamano quelle di un tatami. L’altezza interna ridotta e la copertura spiovente mettono gli alpinisti in una condizione simile a quella dell’interno di una tenda. I fruitori non possono entrare in piedi all’interno del bivacco ma devono forzatamente abbassarsi e restare seduti o in ginocchio sulla grande piattaforma in legno di larice. Questa configurazione spaziale ha permesso di ricavare da otto fino a dieci posti letto minimizzando la dimensione dell’edificio e, in particolare, l’altezza. Il punto più alto della struttura, infatti è di 2,80 metri, corrispondente al vertice della copertura verso l’esterno.
Fonte: Area-arch.it
Ph credits: Tomaso Clavarino